Rinnovare lo stupore per il mio lavoro è una fase del ciclo stagionale che coincide con profonde riflessioni.
Oggi, dopo tanto tempo, mi sono ritrovata con una classe primaria in gita. Da mesi, infatti, i bimbi incontrati nelle visite guidate erano con genitori e fuori dal contesto scolastico. Il mondo classe me l’ero, per un po’, scordato.
La primaria è la fascia più facile, se lavori con i bambini e le bambine. Hanno la concentrazione giusta, l’entusiasmo non smorzato dagli ormoni, la disciplina fa ancora presa. E poi, forse, io sono ancora lì con la testa e, quando mi parlano delle loro vicissitudini, mi immedesimo con facilità.
Oggi abbiamo esplorato un percorso sulle emozioni. 5 opere d’arte soltanto, per parlare di gioia, tristezza, paura, disgusto e rabbia. Mi piacciono i percorsi museali snelli: si può placare il ritmo, avvolgere i pensieri e districarli con calma, sedersi a terra e mettersi in una dimensione di ascolto.
Già ero felice. Mancava un giorno al percorso e ho pensato alle mie, di emozioni.
Ho 36 anni e solo recentemente ho fatto semi pace con il fatto che le emozioni sono cinque ed equamente legittime. Non solo la felicità.
Per anni ho convissuto con la necessità di silenziare tutto ciò che non fosse gioia. Ma, ditemi voi, se non è stato così anche per voi.
Non vi hanno martellato tutt* con queste frasi così nefaste:
Non essere triste! Non ti arrabbiare! Non avere paura! Non si dice che schifo!
Mentre mi addentravo nel museo, riflettevo che avrei voluto, da piccina, che qualche adulto mi dicesse che tutto quello che provavo era naturale e legittimo.
La chiave del mandato educativo, secondo me, è pensare a cosa avresti voluto per sentirti al sicuro, e trasmetterlo. Le opere d’arte sono il mio sostegno narrativo, il mio assist per dire meglio, per sigillare i concetti con leggerezza.
Oggi ho chiesto ai bambini e alle bambine se esistessero emozioni negative e loro hanno esitato un po’, soprattutto sul disgusto.
Eravamo davanti a W la libertà di Alik Cavaliere.
Un albero si stiracchia fino a fuoriuscire da una gabbia.
Non scommetteresti un soldo bucato, su quell’albero.
Le radici sono soffocate da spazzatura, calzini puzzolenti. Giochi di un’infanzia rotta.
Ha le sbarre tutto attorno.
Eppure, l’albero, non solo scavalca le sbarre coi suoi rami, ma fa germogliare un frutto, d’oro. Un melograno.
Tutte le emozioni sono valide, per crescere. Se le reprimiamo, non possiamo splendere.
Il disgusto ci ripara dal pericolo.
La paura ci tutela nel rischio.
La rabbia ci fa capire cosa vogliamo e cosa no.
La tristezza e la gioia sono consorelle, si apprezzano solo se si passano il testimone.
Torno a casa serena e soddisfatta, con la solita sensazione di aver ricevuto più che trasmesso.
È il potere dell’arte abbinato alla condivisione.
È il potere del mio lavoro, fonte di energia e gratitudine inesauribili.
[L’immagine di copertina è Alik Cavaliere, W la libertà, 1976-77 e si trova a Gallerie d’Italia, Milano]