Una mostra a Palazzo Pirola (Gorgonzola), curata da pArte in Metro
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Bibliografia minima ma orientativa del Novecento:













Il malanno del collezionista
Collezionare si basa sul coltivare il desiderio di possesso:
sentimento tanto distruttivo nella vita, quanto avventuroso e intrigante nel processo di acquisizione di opere d’arte.
Fuor di retorica, la spinta antica a riunire, in uno studiolo Wunderkammer, i propri averi, genera con un intento narcisistico, ostentativo. Verrebbe da dire che, il neonato museo, prende strada da una specie di istinto voyeuristico… e che non tutti gli esibizionismi nascono per nuocere.
Il collezionismo, dai suoi albori raffazzonati e con intenti sensazionalistici, ha preso forme più ordinate con il passare del tempo: si seleziona, si cataloga, si affinano inclinazioni. Sono ormai esigui i collezionisti, oggi, che vedono nella loro acquisizione i prodromi di un museo, un domani.
Oggi la raccolta, nel proprio luogo d’elezione, di immagini artistiche di ogni tipo, si polarizza su due sentimenti parimenti legittimi: investire e dilettarsi. Se, tra i primi, il pezzo d’arte è guardato come un porto franco per il futuro, tra i secondi si trovano gli esseri umani meno calcolatori, ma più vivaci.
Ho sempre amato le storie che stanno dietro alle pareti in cui si annidano appassionate collezioni. Narrazioni in cui uomini si privano di auto per comprare dipinti, si giocano lo stipendio all’asta, scrivono lettere fiume a intermediari o artisti stessi per non restare delusi.
Ho memoria di racconti di collezionisti che, con gli occhi grandi e lucidi, mi descrivono il fremito quando stringi tra le mani un oggetto d’arte appena comprato e tanto agognato. So personalmente cosa significa restare folgorate da un’opera d’arte e l’emozione che esplode nel petto quando realizzi che ora è tua. Penso ai grandi mecenati, nobili e principi del passato, ma anche ai più vicini e leggendari, come i Boschi Di Stefano, Peggy Guggenheim, Isabella Steward Gardner o Luigi Rovati.
L’intrepida ricerca, l’innamoramento per un pezzo, bruciare di curiosità per un artista e cercare avidamente di saperne il più possibile. L’ebbrezza di capire che, quello che cercavi, può essere tuo. Appendere alla parete il proprio oggetto del desiderio e restare abbagliati della sua potenza.
Come può, questa magia, fermarsi e non essere ricercata e ripetuta all’infinito?
Valentina Crifò