Tuscia for dummies

come viaggiare senza l’ansia dell’ommioddio devo tornare sapendo tutto sugli etruschi!

Giorno 1
Il senso di una partenza è la fuga. Organizzata con metodo e con rapidità. Ed ecco che, alle ore 4, ci stavamo già lavando i denti. Alle 4.30 l’auto era carica e alle 11.30 eravamo già a TARQUINIA.
Qui abbiamo visitato la Necropoli dei Monterozzi, sede della principale necropoli della città etrusca. In questa area sono conosciute più di seimila tombe ipogee, sormontate da tumuli di terra (da qui il nome Monterozzi)

Era d’obbligo proseguire al Museo Archeologico di Tarquinia, che conserva anche alcune decorazioni parietali staccate dalle tombe della Necropoli. Dovete sapere che io sono una pessima conoscitrice dell’arte etrusca (a livello nozionistico) ma una grande estimatrice. Questo viaggio aveva poco a che fare con la cultura ma, altresì, molto con lo svago. Abbiamo osservato i cimeli con quella distrazione allegra e curiosa di chi sta in vacanza… e non deve spiegare una cippa lippa di niente!

questa foto fa oggettivamente schifo, ma vi sfido a fotografare decentemente dei dipinti sotto terra con uno smartphone

Avremmo dovuto proseguire verso Tuscania, ma eravamo severamente cotti (non abbiamo neppure cenato). Io non trascurerei la meraviglia della chiesa di San Pietro e Santa Maria Maggiore. Voi segnate. Poi fatemi sapere!

Giorno 2
Mattina
Abbiamo dedicato le prime ore del giorno a VITERBO. Ora…
Il biglietto combinato Palazzo dei Papi + Cattedrale di san Lorenzo + Museo colle del Duomo costa 18 euro senza riduzione. Spiace dirlo ma il valore aggiunto di visita è stato molto scarso. Inoltre, l’audioguida inclusa pareva fatta per aumentare i livelli di melatonina. Sconsiglio di cuore.
Altra storia il Museo Civico in cui si conservano due opere di Sebastiano del Piombo. Della Pietà ho anche raccontato un vero e proprio retroscena QUI.

Viterbo era anche in festa, mamma quanto l’ho amata!

Pomeriggio
Mentre pioveva e spioveva ritmicamente, raggiungiamo villa Lante a Bagnaia. E qui il senso del viaggio ha preso la sua forma più netta. Che cosa voglio, io da un viaggio? Natura, prima di tutto. Stare appiccicata al finestrino con i campi di qua e i campi di là. Urlare: “guarda quel bast… che casale che ha! Anche io lo voglio!”. In parallelo, voglio godermi il lavoro dell’uomo che mette in dialogo la sua voglia di cose belle, siano esse naturali o artificiali.
Villa Lante è proprio questo: un guazzabuglio gioioso di fiori, aiuole ligie al dovere di simmetria e giocose invenzioni scultoree e architettoniche. Che dire delle fontane, con i giochi d’acqua? Mi fanno tornare bambina!

Mamma questi colori come mi entusiasmano!!!
Un po’ di Grottesche a Villa Lante

Avremmo dovuto far tappa a Soriano nel Cimino ma… indovinate chi non ha cenato per la seconda volta?

Giorno 3
Sebbene fossimo oggettivamente lontani, la mattina abbiamo deciso di andare a Tivoli. Perché? Perché, dopo una valutazione, ci siamo detti che non saremo tornati presto in quella zona. Tivoli, però, è una tappa che agognavamo da molto tempo. Sicché…

Alle 8.45 eravamo già dentro VILLA D’ESTE. Avevo prenotato la fascia e acquistato i biglietti, facendo quella cosa di passare davanti a tutti rischiando il linciaggio (tipo alle poste). Però meno male, perché alle 10.20, mentre uscivamo, fuori c’era il mondo.
Oltre al giardino, alle decorazioni a grottesca e all’opulenza in ogni angolo, c’era anche una mostra su Pino Pascali che mi ha fatto sognare.

Vista sui giardini di Villa d’Este
Pino Pascali è un artista che conoscevo solo per i bachi da setola, che vedete nella foto. Grande felicità nel conoscere la sua produzione pittorica e filmografica. Come amo le sorprese!
Bravɜ tutti a fare i VIP instagrammers. Io faccio figure di 💩 con la gente dall’alto che mi fissa.

Ma eccoci proseguire per VILLA ADRIANA. Dai, chi non l’ha studiata con gli occhi pieni di stupore, a scuola? Io di certo. Non mi ricordo niente, niente di niente sulla sua storia… Ma come vi dicevo, poco importa. Non sono qui per diventare la massima esperta bensì per fare come facevano i viaggiatori del Grand Tour (senza i titoli e i loro soldi, sfortunatamente). Mi godo le bellezze, mi lascio trascinare, rimango ammaliata dal colore dei papaveri, ovunque, che contrastano con le rovine.

Il teatro marittimo di Villa Adriana deve il suo nome alle antiche decorazioni marine ivi collocate (sembro quasi una persona seria)
Io donna da Grand Tour, che non capisce niente ma dice wooow ooh bellooo

Abbiamo troppa ansia performativa, in viaggio. Ci sorbiamo visite guidate e audioguide noiose. Ci costringiamo a non saltare nemmeno un dipinto. Ci sentiamo in dovere di tornare “avendo imparato qualcosa”, “avendo sfruttato l’opportunità di…”. E torniamo a lavoro più stanchi e meno rigenerati. Io credo che visitare un luogo non debba essere visto come una continua sollecitazione intellettuale. Spesso io vedo, prima e poi mi compro un libro. Che mi leggo a casa, cercando di riconnettere elementi visti a nozioni. Non penso sia il modo giusto, penso che sia il modo più leggero per vivere la vita. E funziona da dio, con me!

Il pomeriggio ci ha visto arrivare, carichi di aspettative, a CALCATA. E funziona sempre così: grandi aspettative, poca soddisfazione. Calcata è famosa per due cose: la reliquia del prepuzio di Cristo (che non c’è più – approfondisci) e per la denominazione città degli artisti. Io, personalmente, non ho visto niente che non potesse essere classificato come gioiello fricchettone che vedi in ogni mercatino italiano… Forse questa storia dei borghi ha un po’ alterato la nostra visione? Avete mai sentito parlare di questo libro qui? Io mi sento che lo metterò nella lista delle prossime letture.

Siamo passati da Sutri. Abbiamo visto altre sepolture scavate nel tufo. Era troppo tardi, ma in questa area archeologica, oltre all’anfiteatro, c’è un mitreo con una chiesa ipogea… Mi è rimasta l’acquolina in bocca. Come per la cena e la pizza. Perché, anche stavolta, siamo tornati a casa più affamati di sonno che di pietanze locali.

Giorno 4
Abbiamo caricato le nostre umide cose in auto e siamo ripartiti alla volta di casa. Prima, però, non poteva mancare il parco archeologico di VULCI. Tra l’altro, siamo arrivati all’indomani del restauro del Ponte del Diavolo, che collega il Castello di Badia all’area archeologica. Quindi, parcheggiando al Castello, è stato possibile fare una bellissima passeggiata. Il museo archeologico nel Castello di Badia è davvero un piccolo gioiello.

Fantastico scoprire, oltre a tante altre curiosità, che il lago Pellicone che si incontra durante la visita è quello della scena famosissima e spassosissima di Tre uomini e una gamba del nuoto sincronizzato, quando Marina Massironi chiede a Giacomo Poretti:

E poi… via verso casa, a riabbracciare i gatti, l’allergia e l’agenda, tra uno sciopero ATM, un laboratorio da progettare… e la casa in Olanda che ci vedrà ospiti per 9 giorni ad agosto. Sarebbe stato bello passare l’estate in centro sud Italia, ma l’istinto mi dice che viaggiare per la Tuscia, con il torrido clima che ci aspetta, potrebbe essere da matti.

E poi, scusate, non vi interessa un bell’articolo sui Paesi Bassi?
Alla prossima!

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